Nel percorso che conduce dalla bidimensionalità mente-corpo verso una più ricca tridimensionalità dell’essere, le scienze umane e naturali hanno prodotto spunti di riflessione preziosi e intriganti.
Carl Gustav Jung, tra i pionieri della psicologia del profondo, ha tracciato un percorso che va al di là della logica lineare e dell’esclusiva attenzione verso ciò che è misurabile e razionale. Nella sua visione, l’essere umano è ben più che il frutto di meccanismi psico-fisici: esiste una componente più sottile, che si rivela nei momenti di intensa connessione, negli eventi che definiamo “coincidenze significative”, nei sogni e nelle manifestazioni dell’inconscio. Per Jung, questa dimensione trascende i tradizionali schemi di causa-effetto e apre la strada a fenomeni come la sincronicità, che mette in luce l’interdipendenza fra la realtà interiore e quella esteriore.
Ne emerge una prospettiva ampia, quasi eretica rispetto al pensiero scientifico classico ma sostenuta da scoperte che, a distanza di decenni, trovano paralleli persino nelle intuizioni della fisica quantistica. Nel Coaching tutto ciò diventa occasione per esplorare il potenziale dell’essere umano, completando l’approccio lineare – certamente utile – con una ricerca di significato e connessione che superi le frontiere della semplice performance.
L’eredità di Jung e la Sincronicità
Carl Gustav Jung, psicoanalista svizzero, una tra i più grandi “scienziati della mente” che siano mai esistiti, ha lasciato un’impronta indelebile nel modo in cui comprendere la relazione tra coscienza, inconscio e realtà. La sua nozione di “sincronicità” (Jung, Synchronicity: An Acausal Connecting Principle, 1972) afferma che eventi apparentemente scollegati possano manifestare connessioni significative senza un legame causale lineare. Questo concetto può sembrare distante dal Coaching più tradizionale, fondato principalmente su pianificazione e obiettivi misurabili. Eppure, se si osserva l’esperienza di numerosi atleti, imprenditori e manager, emergono spesso “coincidenze” che finiscono per svolgere un ruolo decisivo nel raggiungimento dei risultati.
A livello pratico, ciò suggerisce che nel Coaching si possa affiancare alla pianificazione strategica l’apertura verso le opportunità che scaturiscono da momenti di intuizione, da connessioni apparentemente casuali ma, in realtà, ricche di potenziale. Questa forma di esplorazione non abbandona l’importanza del metodo e della razionalità: in realtà la valorizza, integrandola con un orizzonte più ampio.
L’Oltre nella Terza Dimensione
La visione junghiana e la rivoluzione quantistica sono al centro dell’innovativo approccio allo sviluppo delle potenzialità umane, promosso dalla Three Dimensional Coaching® Academy attraverso i propri corsi.
La Fisica Quantistica infrange la linearità e ammicca al Coaching Tridimensionale
Già a partire dai primi decenni del Novecento la fisica quantistica mise in discussione il meccanicismo newtoniano, aprendo varchi inediti nella concezione del reale.
Il celebre principio di indeterminazione di Werner Heisenberg (Heisenberg, The Physical Principles of the Quantum Theory, 1930) ha mostrato, per esempio, che non possiamo misurare contemporaneamente con precisione la posizione e la quantità di moto di una particella: l’atto stesso dell’osservazione influisce sul fenomeno osservato. In modo analogo, gli esperimenti sulla dualità onda-particella (tra cui il celebre “esperimento della doppia fenditura”) hanno dimostrato che la luce e la materia possono comportarsi come onde o come particelle a seconda del setup sperimentale e, soprattutto, dello sguardo del ricercatore.
Uno degli aspetti più illuminanti della fisica quantistica è proprio l’effetto osservatore, secondo cui la realtà a livello subatomico non è definita a priori ma si concretizza solo nel momento in cui viene misurata. Sebbene le interpretazioni di questo fenomeno siano molteplici e abbiano generato accesi dibattiti, resta il fatto che la visione lineare e unidirezionale di “causa-effetto” risulta insufficiente per spiegare ciò che accade nel mondo quantistico. A livello macroscopico le leggi newtoniane continuano a valere e ad offrire previsioni affidabili ma, se si scende sul piano delle particelle elementari, la realtà si rivela molto più complessa e fluida. L’ordine deterministico lascia il posto a un quadro probabilistico, nel quale l’interazione tra osservatore e osservato gioca un ruolo decisivo. È un invito a considerare che, in certi contesti, l’idea di oggettività assoluta va ripensata, così come la rigida separazione tra osservatore e fenomeno.
Le implicazioni della fisica quantistica suggeriscono un superamento della linearità bidimensionale (causa-effetto, soggetto-oggetto, mente-corpo) per avvicinarsi ad una visione che comprenda simultaneamente più livelli di realtà. Non si tratta certo di introdurre un terzo polo “spirituale” in modo arbitrario, ma di rendersi conto che la materia e l’energia, così come la conoscenza che le circonda, non possono essere ridotte ad un semplice schema meccanico. Il fisico e filosofo Fritjof Capra (The Tao of Physics, 1975) ha evidenziato correlazioni sorprendenti tra la fisica quantistica e le antiche visioni mistiche dell’Oriente, accomunate dall’idea che la realtà sia un flusso interconnesso e che l’osservatore non possa separarsi del tutto dal sistema osservato. Da qui emerge una dimensione ulteriore che non è immediatamente misurabile con i criteri classici della scienza moderna e che, tuttavia, influisce sui fenomeni che riteniamo di conoscere.
Dall’orizzonte quantistico alla prospettiva del Three Dimensional Coaching
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La fisica quantistica c’invita a considerare la realtà come una rete di eventi correlati, e anche in ambiti apparentemente lontani dal micromondo atomico possiamo trarne ispirazioni profonde. Nel Coaching, la classica visione lineare – focalizzata sul passaggio razionale dall’obiettivo all’azione – costituisce una base solida, ma risulta parziale nel momento in cui si trascura il valore di tutto ciò che esiste “al di qua e al di là” del visibile.
Proprio la fisica quantistica, con le sue “stranezze” e il suo potenziale rivoluzionario, ci ricorda che la realtà è molto più ricca e dinamica di quanto un semplice schema bidimensionale possa rappresentare. Nel Coaching, questa consapevolezza si traduce in un metodo che integra le strutture lineari (fondamentali per orientarsi) completandole con l’attenzione verso ciò che non è immediatamente misurabile, eppure esiste ed agisce: i valori esistenziali, la consapevolezza di sé, la vocazione interiore, l’intuizione e l’“effetto osservatore” sul nostro stesso agire.
L’approccio tridimensionale fa dunque tesoro della scienza abbracciando contemporaneamente la possibilità di esplorare zone in cui la linearità non basta più. È un invito a superare le barriere tra mondo interno ed esterno, tra visibile e invisibile, per accogliere la complessità del reale come uno spazio di potenzialità illimitate, dove l’essere umano è al tempo stesso attore e co-creatore della propria esperienza.