Nel panorama contemporaneo del Coaching, i modelli lineari svolgono una funzione estremamente utile. Per quanto le nostre esperienze siano, in realtà, multidimensionali, l’adozione iniziale di schemi lineari funge da base di partenza per un sano percorso di crescita e trasformazione.
La loro forza risiede proprio nella “semplicità bidimensionale” che porta ad individuare un obiettivo, analizzare la situazione e stabilire azioni mirate. Ciò aiuta a muovere i primi passi verso il cambiamento.
Il metodo GROW: tra semplicità e visione strategica
Tra i modelli lineari più noti, il GROW occupa un posto di rilievo. Sviluppato negli anni Ottanta, deve la sua popolarità a John Whitmore, che lo rese noto a un vasto pubblico tramite il libro Coaching for Performance (2009). L’idea di base era fornire uno strumento intuitivo e strutturato, in grado di supportare manager, sportivi e professionisti nel focalizzare al meglio i propri obiettivi. Nel tempo, GROW è diventato uno dei protocolli più diffusi, capace di mettere ordine in situazioni caotiche o caratterizzate da incertezza.
Il suo acronimo illustra come tradurre la complessità in passaggi chiari:
- Goal (Obiettivo)
Definire ciò che si vuole raggiungere, rendendo l’obiettivo quanto più possibile SMART (Specifico, Misurabile, Realistico, Rilevante, Temporizzato). - Reality (Realtà)
Comprendere il contesto di partenza, le risorse disponibili e gli ostacoli da superare. - Options (Opzioni)
Esplorare diverse strategie o alternative, evitando di ricadere in soluzioni preconfezionate. - Will (Volontà)
Dar seguito ai propositi, pianificando azioni concrete e monitorando progressi e risultati.
Questo schema essenziale risulta particolarmente adatto a chi necessita di una “mappa” per ritrovare chiarezza e slancio nell’azione.
Uno dei motivi per cui modelli come il GROW risultano efficaci è la loro linearità logica. Procedere con ordine – definendo la meta, analizzando la realtà, individuando opzioni e infine agendo con volontà – instaura nella mente del coachee un funzionale senso di controllo. E le neuroscienze hanno dimostrato come percepire una sensazione di controllo sulla propria situazione riduca l’attivazione delle aree cerebrali associate allo stress (Sapolsky, Why Zebras Don’t Get Ulcers, 2004) ed accresca la fiducia personale. Inoltre, studi sul cambiamento comportamentale (Prochaska & DiClemente, 1982) evidenziano che una strutturazione chiara del percorso aiuta le persone a sostenere la motivazione nel tempo, consolidando le basi di una trasformazione duratura.
Scopri cosa c’è oltre gli acronimi del Coaching
GROW, SMART, PERMA sono alcuni degli acronimi che racchiudono le basi del Coaching tradizionale. Nei Master professionalizzanti della Three Dimensional Coaching® Academy ne conoscerai i segreti e andrai molto oltre.
Per quanto utili, tuttavia, queste mappe lineari non esauriscono l’intera complessità del potenziale umano.
L’espansione verso la Terza Dimensione
L’efficacia della bidimensionalità mente-corpo rappresenta una precondizione indispensabile per arrivare ad esplorare ciò che definiamo “Terza Dimensione”: la sfera più profonda talvolta chiamata spirito, anima o, più laicamente, essenza.
Quando ci si limita alla sola logica causa-effetto (obiettivo–risultato) si possono ottenere miglioramenti rapidi, ma si rischia di trascurare aspetti fondamentali come il senso, la motivazione intrinseca, la visione a lungo termine. È in questo ulteriore livello che si situano fenomeni come la sincronicità, l’intuizione, il valore di una connessione più ampia con gli altri e con l’ambiente circostante (Jung, Synchronicity: An Acausal Connecting Principle, 1972).
Un ponte tra scienza e dimensione interiore
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Sempre più ricerche suggeriscono che l’essere umano non può essere compreso esclusivamente attraverso processi mentali razionali e risposte fisiche. La fisica quantistica, con le sue scoperte sull’effetto dell’osservatore (Heisenberg, The Physical Principles of the Quantum Theory, 1930) e la psicologia transpersonale, con la sua attenzione verso l’evoluzione spirituale (Grof, Realms of the Human Unconscious, 1975), offrono spunti per integrare l’approccio lineare con una visione dell’esperienza umana più ampia.
I modelli lineari, dunque, svolgono una duplice funzione: da un lato danno forma e struttura a percorsi di Coaching che potrebbero altrimenti risultare dispersivi; dall’altro, rappresentano il trampolino di lancio verso livelli più profondi di esplorazione e consapevolezza. La semplicità bidimensionale del GROW e di analoghi protocolli è ciò che permette di costruire solide fondamenta, indispensabili per avventurarsi oltre i confini dell’immediatezza e scoprire il potenziale nascosto in un approccio tridimensionale.
In un’epoca in cui la performance è un fattore chiave e la complessità cresce di giorno in giorno, partire da basi lineari aiuta a ritrovare un ordine interiore. Da lì, l’espansione verso sfere più profonde è necessaria per chi desidera cogliere l’opportunità di un’evoluzione completa: corpo, mente e spirito che operano all’unisono verso la realizzazione del proprio potenziale.